Giovani e Stili di Vita

Usare droghe è come 'bruciarsi' il cervello

Usare droghe è come 'bruciarsi' il cervello

Alcune sue parti sbagliano o si modificano o cessano l'attività

Una interessante lettura che propongo è quella che deriva dall'intervista del dr. Giovanni Serpelloni, Medico Chirurgo dell'ASL di Verona, che è stato capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri fino all'8 aprile 2014.
Durante un'intervista a 'il giornale.it' ha espresso alcune interessanti considerazioni.

Qualche caso da ricordare
«Per esempio tre casi di eroina tagliata con l’antrace. Avete letto bene: il 'Bacillus anthracis' usato nella guerra batteriologica.
Oppure un tipo di eroina che a Torino aveva causato 27 morti: tutti i tossicomani deceduti avevano assunto una dose di eroina particolarissima, la '6-Mam', o monoacetilmorfina, di solito prodotta in Messico. È micidiale perché arriva dritta al cervello. In molti casi non ha lasciato neppure il tempo di dire “a” provocando l’immediato arresto cardiocircolatorio.
Un'altra volta, in tre morti per overdose da cocaina abbiamo rilevato quantità rilevanti di Levamisole, un antiparassitario usato in veterinaria»

E con tutto quello di cui si occupa le avanza il fiato per andare a fare i controlli di notte sulle strade?
«Da 25 anni. Dovrebbe venire anche lei. C’è da restare scioccati e glielo dice uno che non cede all’emotività. Ragazzine di 13 anni come pacchi postali sui sedili posteriori di auto guidate da diciottenni fatti di cocaina, tra vapori di alcol e sudore. Che fai? Le lasci andare? Telefoni ai genitori, che arrivano trafelati, ignari di tutto. Il venerdì, dopo la mezzanotte, uno su due o è drogato o è ubriaco. Il 47% di positività nei test. Nella sede del mio dipartimento abbiamo sei ricicli l’ora di aria condizionata, perché, alle 6 di mattina, sembra una camera a gas. Non c’è limite a quello che i ragazzi bevono, ingoiano, sniffano».

Come si salva una generazione così?
«Togliendo le bistecche dagli occhi dei genitori. Lei porta i suoi figli dal dermatologo? Sì. Allora perché si preoccupa dei foruncoli inveceche della prima causa di morte, che fra i 14 e i 18 anni è rappresentata da incidenti stradali e droga? Mi sto battendo perché i pediatri sottopongano gli adolescenti al drug test. Non costa niente. Dai 12 anni in su va fatto ogni sei mesi. Urina, capello osaliva, e vedi se tuo figlio è in stato di schiavitù».

Ma interrompi il rapporto di fiducia.
«Al contrario. Gli fai solo del bene. Sa quanto tempo passa dal primo uso di droga a quando i genitori se ne accorgono? In media 8-12 anni. Capisce? Che rapporto puoi dire d’avere con tuo figlio se è tossicomane da 12 anni e tu non lo sai? E infatti quando li scopriamo positivi al test, per questi ragazzi è una catarsi. “Finalmente i miei s’interessano di me”, ti dicono. Per il 99% diloro si tratta di una liberazione».

A che età cominciano a drogarsi?
«Intorno ai 14 anni. Ma ho visto una ragazzina di 12 già dipendente dalla cocaina. Gliela passava uno spacciatore che abusava di lei. L’abbiamo scoperta per caso, è venuta da noi perché aveva i condilomi vaginali. È così che 'vari stranieri' si fanno l’harem».

Come può un genitore impedire che suo figlio ci caschi?
«Deve parlarne, parlarne, parlarne. Seminare serve sempre. Se non semini, non raccogli. L’età giusta per cominciare è 8 anni. Tutti i figli, prima o poi, incappano in un Lucignolo che gli mette in mano una dose. A quel punto devono avere nello zainetto le difese, altrimenti soccombono».

Qual è la porta d’ingresso nel mondo della tossicodipendenza?
«La cannabis. Nessuno va a cercarsela. È la droga che viene a cercare te. Alla base di tutto c’è la curiosità. Ha presente l’Albero della Conoscenza nel giardino dell’Eden? L’uomo è sempre quello».

Ha senso la distinzione fra droghe «leggere» e droghe «pesanti»?
«Non esiste un solo trattato scientifico che ne parli. È solo una distinzione politica e demagogica per giustificare l’uso degli stupefacenti. Dal punto di vista cerebrale non regge. La canapa indiana di oggi è modificata geneticamente per sviluppare fino a sei inflorescenze l’anno e coltivata in serra per aumentare la presenza di tetraidrocannabinolo, o Thc, la sostanza psicoattiva».

E che danni provoca l’hashish così ottenuto?
«Altera la motivazione, l’apprendimento e la memoria sequenziale. In pratica chi fuma marijuana non riesce più a coordinare le azioni più elementari. Esempio: forma un numero di telefono prima d’aver alzato la cornetta e ottenuto la linea. E poi vengono sconvolti i sistemi della gratificazione, che si trovano nella parte antica del cervello».

Ovvero?
«L’area del giudizio è l’ultima a maturare, intorno ai 20 anni. Di qui il controllo volontario dei comportamenti. Sono gli endocannabinoidi di cui la natura ci ha provvisti a gratificarci quando compiamo una certa azione. Quindi, se io introduco Thc, che è 80 volte più potente, saltano i meccanismi che presiedono alla riproduzione, alla nutrizione e alle motivazioni per vivere. La conseguenza è la morte. Vale anche per la cocaina, che provoca disturbi cognitivi, paranoia, psicosi, ipertensione, aritmie cardiache, ictus: con la risonanza magnetica funzionale abbiamo osservato che nel lobo prefrontale, a dieci giorni dall’ultima sniffata, non c’è più attività cerebrale».

Credevo che «fumarsi il cervello» fosse una frase fatta.
«No. La droga lo aggredisce, mina i sistemi neurologici centrali e lascia segni anche quando l’organismo crede d’averla metabolizzata. I giovani che fanno uso di cannabis sono 7-8 volte più esposti degli altri alla schizofrenia».

Perché l’Italia è al primo posto in Europa nel consumo di cannabis?
«Perché è di qui che penetra nel continente. E soprattutto perché c’è molta gente che va in giro a dire che fumarla non fai poi così male. È un fatto di marketing. Studi recenti dimostrano che il richiamo all’hashish in una canzone fa vendere più dischi. Idem nell’abbigliamento. Lei sa spiegarmi perché una ditta di Bressanone ha messo in commercio una bibita che si chiama Canna Pull e ha come simbolo sulla lattina una foglia di marijuana? O perché la Stainer di Pontremoli produce il cioccolato alla cannabis? Dentro c’è solo estratto di semi di canapa, privo di Thc. Ma intanto sono messaggi come questi che in un giorno distruggono anni del nostro lavoro».

Dagli spinelli si arriva sempre alle droghe pesanti?
«No».

È corretto dire che non tutti quelli che fumano hashish arrivano all’eroina epperò tutti quelli che si fanno di eroina hanno fumato hashish?
«Sì».

Da quali indizi si può intuire che un ragazzo è caduto nella rete?
«La prima patologia di chi si droga o abusa di alcol è la menzogna. Non perché sia corrotto. È che il cervello non gli funziona, si spegne l’area della verità. Torniamo sempre lì: i comportamenti morali sono fissati nel lobo prefrontale. All’improvviso questi adolescenti cambiano completamente compagnie, non frequentano più gli amici di prima. Ci aggiunga cambiamento d’umore, aggressività, alterazione del ritmo sonno-veglia, ansia, frequenti sospiri. In chi fumahashish aumenta l’appetito, in chi usa cocaina e amfetamine subentra inappetenza».

È giusto ricostruire il naso a spese del Servizio sanitario nazionale a chi se lo brucia inalando cocaina?
«No. L’assistenza è dovuta, ma le conseguenze dei comportamenti individuali non possono essere collettive. Non a caso Giovanardi haproposto un’ammenda aggiuntiva dai 70 ai 300 euro per chi si rivela positivo al drug test, così da creare un fondo nazionale per la prevenzione degli incidenti notturni».

Ha avuto persone care morte per overdose?
«Qualche cugino e molti amici. Allora era una piagalegata alla contestazione. Oggi no. Drogarsi è diventato un fatto ricreazionale. Si parla tanto di disagio giovanile. Quale disagio? Questi sono figli dell’iper agio. Vengano con me in Africa a vedere il disagio vero».

Qual è il fascino segreto della droga?
«Lo spiegano le neuroscienze. Non c’entra la filosofia. Qualsiasi cosa stimoli il nucleus accumbens, un sistema di neuroni dell’encefalo che secerne dopamina, attrae da sempre l’uomo: cibo, sesso, cultura, intelletto, musica, droga. Il piacere è un antidepressivo. Passiamo i primi 30 anni della nostra esistenza a selezionare fonti di gratificazione, che vengono fissate in abitudini. È come una partitura a canone: legami familiari, lavoro, amicizie, tempo libero e così via. Quando entra la droga, questa mappa perde qualsiasi significato».